Intro

Un grande animale del genere bovino si avvicinò al tavolo di Zaphod Beeblebrox. Era grosso, con occhi acquosi, piccole corna e sulle labbra qualcosa che poteva assomigliare a un sorriso accattivante.

— Buonasera — disse, accovacciandosi in terra. — Io sono il principale piatto del giorno. Vi sono parti dei mio corpo che vi interessano particolarmente?

— Borbottò e farfugliò qualcosa tra sé, simise in una posizione più comoda e osservò Beeblebrox e gli altri con aria tranquilla.

Arthur e Trillian fissarono l’animale stupefatti. Ford Prefect scrollò le spalle, Zaphod Beeblebrox invece lo scrutò fainelico, con l’acquolina in gola.

— Forse preferite un pezzo di spalla?

— disse la bestia.

— Un bel brasato al vino bianco?

Ehm, un pezzo della vos tra spalla? – disse Arthur, inorridito.

— Ma certo, signore

— rispose felice l’animale.

— Non posso certo offrire la carne di un altro.

Zaphod scattò in piedi e cominciò a palpare con aria di apprezzamento la spalla dei piatto dei giorno.

— Ma anche il posteriore è ottimo

— mormorò la bestia.

— Ho fatto ginnastica e mangiato un mucchio di cereali, perciò c’è tanta buona carne. qua di dietro.

— Emise un lieve grugnito, bofonchiò qualcosa tra sé, ruminò un po’, poi riprese il discorso.

— 0 preferite lo stufato ai brasato? — chiese.

— Vuoi dire che questo animale vuole veramente che lo mangiamo? — disse Trillian, rivolta a Ford.

— Io? lo non voglio dire proprio niente — replicò Ford, con sguardo vitreo.

–Ma è orribile

— esclamò Arthur.

— È la cosa più abominevole che mi sia mai toccato di sentire.

— Che cosa c’è che non va, terrestre?

— chiese Zaphod, esaminando l’enorme deretano dell’animale.

— C’è che non voglio mangiare una bestia che mi sta davanti agli occhi viva e che mi invita a mangiarla

— disse Arthur.

— E’ disumano.

— È sempre meglio che mangiare un animale che non vuole essere mangiato

— disse Zaphod.

— Non è questo il punto

— protestò Arthur. Poi ci pensò un attimo e disse:

— E va be’, forse è proprio il punto, nia adesso non ho nessuna voglia di pensarci. Perciò mi limiterò a… ehm,,, a mangiare un piatto di insalata.

— Posso esortarvi a prendere in considerazione il mio fegato?

—disse la bestia.

— A quest’ora dovrebbe essere tenerissimo e molto nutriente, perché sono mesi che mi sottopongo a una dieta abbondante e  ipervitaminica.

–Un piatto di insalata disse Arthur, eon enfasi.

— Un piatto di insalata? — grugnì l’animale, rivolgendo ad Arthur un’occhiata di rimprovero.

— Non vorrete dirmi per caso che faccio male a prendere un piatto di insalata?

— disse Arthur.

— Be’

— disse l’animale

— CONOSCO molte piante d’insalata che non esiterebbero a rispondervi di si. Ed è proprio per questo che alla fine. per porre un rimedio al problema, si è deciso di allevare un animale che volesse veramente essere mangiato e fosse in grado di dirlo chiaramente, senza mezzi termini. Ed eccomi qui, infatti. Fece un piccolo inchino.

— Allora io prendo un bicchier d’acqua

— disse Arthur.

Senti disse Zaphod vogliamo mangiare, non filosofare.

– Quattro bistecche di prima qualità, per favore. 13 in fretta. Sono cinquecentosettantaseimila milioni di anni che non mettiamo qualcosa sotto i denti.

L’animale si alzò faticosamente in piedi, con un lieve grugnito soddisfatto.

– Un’ottima scelta, signore, se mi consente. Davvero ottima. Vado subito a spararmi.

Si girò e strizzò l’occhio Arthur con aria amichevole.

— Non preoccupatevi, signore

— disse.

— Sarò molto umano con me stesso.

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